La sesta edizione di Middle East Now ha presentato un ricco programma di 43 film, quasi tutti in anteprima italiana, in scena al Cinema Odeon e al Cinema Stensen: storie, personaggi, temi forti dell’attualità, nelle produzioni più recenti di registi affermati e talenti emergenti da Afghanistan, Algeria, Egitto, Emirati Arabi, Iran, Israele, Iraq, Kurdistan, Libano, Libia, Marocco, Palestina, Siria, Tunisia e Yemen.
Viaggio cinematografico in Medio Oriente: con tante donne registe e protagoniste.
Il programma cinematografico di questa edizione ha previsto una serie di focus tematici sulle produzioni degli ultimi due anni dai diversi paesi dell’area mediorientale. Con una selezione di titoli in cui il tema del viaggio è affrontato in diverse declinazioni (reale, storico, metaforico, personale, spirituale), e in cui spesso sono le donne a raccontare, come registe, e a essere raccontate come protagoniste dei film e dei documentari presentati.
Speciale Iran e l’omaggio alla grande attrice iraniana Simin Motamed Arya
Dall’IRAN è arrivata una delle ospiti speciali di questa edizione, a cui Middle East Now ha dedicato un omaggio: l’attrice iraniana Fatemeh Motamed-Arya, “Simin” per i fan, considerata una delle signore del cinema iraniano. Dopo aver iniziato la sua carriera giovanissima in teatro, è diventata una delle più celebri attrici del cinema iraniano degli ultimi decenni. Pluripremiata all’estero e in patria – ha avuto nove nomination come migliore attrice al Festival Internazionale di Fajr a Tehran, e ha vinto quattro volte il prestigioso Simorgh di cristallo – ha lavorato nella sua carriere in oltre 50 film e realizzato importanti progetti teatrali in Iran e all’estero. Ambasciatrice di un’importante organizzazione di charity, si è sempre distinta per l’impegno sociale perseguito anche attraverso la scelta di ruoli e personaggi che ha interpretato al cinema, e che ne hanno fatto una figura unica della scena culturale iraniana. A Firenze si vedrà sul grande schermo tra le interpreti di “Tales” (2014, 88’), film di apertura del festival, l’ultimo capolavoro della regista Rakhshan Banietemad, vincitore del premio “miglior sceneggiatura” al festival di Venezia; e in due film che hanno fatto la storia del cinema iraniano, come “Once Upon a Time, Cinema” (1992, 90’) del grande Mohsen Makhmalbaf, e “The Blue Veiled” (1995, 85’), altro film culto di Rakhshan Bani Etemad.
Sempre dall’Iran il documentario “Fest of Duty” (2014, 60’) della regista Firouzeh Khosrovani, sulla cerimonia del dovere in cui nell’Islam si trasferiscono i valori religiosi nelle bambine al compimento dei 9 anni, vista attraverso due ragazzine molto diverse tra di loro; e ancora il pluripremiato documentario “No Land’s Song” (2014, 90’) di Ayat Najafi, che segue il tentativo durato oltre due anni della sorella del regista, giovane compositrice iraniana, di organizzare un concerto in Iran con protagoniste solo cantanti donne; e ancora “Life May Be” (2014, 80’) dei due autori Mania Akbari e Mark Cousins, dialogo cinematografico tra un’attrice e regista iraniana e un regista inglese, singolare viaggio nelle menti di due filmmaker che diventa una storia d’amore su pellicola.
Per la prima volta al festival il cinema della TURCHIA
Novità assoluta di questa edizione di Middle East Now, il nuovo cinema dalla TURCHIA, ospite con due film della giovane e talentuosa regista Emine Emel Balci: l’anteprima italiana di “Until I Lose My Breath” (2014, 94’), suo primo lungometraggio appena presentato alla Berlinale, memorabile ritratto di Serap, ragazza ventenne che lavora in una fabbrica di tessuti a Istanbul, e che combatte quotidianamente per crearsi una dimensione di normalità, girato in pieno stile fratelli Dardenne; e poi il suo precedente e pluripremiato documentario “Ich Liebe Dich” (2012, 75’) storia di amore e di attesa, viaggio fisico e interiore nelle zone più remote e povere della Turchia, dove donne di tutte le età sognano di imparare il tedesco per ottenere un visto per la Germania e riunirsi con i propri mariti.
Afghanistan
Dall’AFGHANISTAN, tra i titoli in anteprima italiana il lungometraggio “A Few Cubic Meters of Love” di Jamshid Mahmoudi (2014, 90’), candidato dall’Afghanistan agli Oscar 2015, storia d’amore alla Romeo e Giulietta tra una giovanissima profuga afgana e un operaio iraniano, costretti a sopravvivere alla periferia di Tehran; e il corto “Angelus Novus” (2015, 25’) di Aboozar Amini, storia di due ragazzini che per sopravvivere da rifugiati con le loro famiglie in Turchia fanno i lustrascarpe, alle prese con una concorrenze spietata.
Palestina
Dalla PALESTINA, arriva in anteprima il film “The Wanted 18” di Amer Shomali e Paul Cowan (2014, 75’), miglior documentario al festival di Abu Dhabi, che attraverso animazione, disegni e interviste, ricostruisce la storia vera e sorprendente della caccia israeliana alle 18 mucche considerate minaccia nazionale durante la Prima Intifada.
E a Firenze ci saranno anche i giovani e talentuosi registi palestinesi TARZAN e ARAB, nuove promesse del cinema Made in Palestine, artisti eclettici nati e cresciuti a Gaza, che col loro ultimo cortometraggio “Condom Lead” (2013) hanno debuttato a Cannes e vinto tantissimi riconoscimenti internazionali. Il festival presenterà un documentario su di loro, “Tarzan e Arab” del regista americano Paul Fischer, e i due gemelli saranno a Firenze con il loro ultimo cortometraggio “Apartment 10/14” (2014, 8’), e il precedente “Premeditation” (2014, 5’);
Siria
Dalla SIRIA, il documentario “Our terrible country” di Mohammad Ali Atassi (2014, 85’), menzione speciale al festival di Marsiglia, sguardo sull’impotenza e il fallimento degli intellettuali siriani nel guidare la rivoluzione, che segue lo scrittore e dissidente Yassin al Haj Saleh, nel viaggio da Douma alla volta della sua città natale Ar Raqqah, caduta in mano ai fondamentalisti islamici; e ancora “From My Syrian Room” (2014, ’70), documentario dell’artista e regista Hazem Alhamwi, che tornando ai suoi ricordi più lontani, dalla sua infanzia fino ai giorni nostri, esplora la cultura della paura e il desiderio di una nazione di essere libera.
Israele
Da ISRAELE l’anteprima del documentario “Censored Voices”, di un’altra giovane regista donna Mor Loushy, che dopo il debutto a Sundance e la partecipazione alla Berlinale arriva in Italia per far parlare di sé, e svelare le conversazioni censurate tra i soldati appena rientrati dalla guerra dei sei giorni (1967), registrate all’epoca da Amos Oz e Avrahim Shapira in alcuni kibbutz israeliani; nel documentario “This is My Land” (2014, 90’), la regista israeliana Tamara Erde visita sei scuole indipendenti in Israele e nei Territori Occupati, per investigare come viene insegnata la storia in una regione così contestata; Almost Friends di Nitzan Ofir & Barak Heymann, storia di un’amicizia speciale tra due ragazzine, l’araba Samar e Linor, che vive in un insediamento religioso ultraortodosso; il documentario “Turning Thirteen” di Dana Idsis, che segue i preparativi per il Bar Mitzvah di Guy, fratello minore autistico della regista; il piccolo gioiello di animazione “Shouk” di Dotan Moreno, vincitore al Festival di Gerusalemme; l’intimo e personale “Maternity Leave” di Moran Ifergan, che racconta i momenti post-parto di una donna nella sua casa di Gerusalemme; e infine “High Hopes”, l’ultimo documentario di Guy Davidi, il regista candidato agli Oscar con “Five Broken Cameras”, che racconta il trasferimento forzato dei beduini palestinesi nella West Bank durante gli accordi di Oslo, con una testimonianza potenze di Edward Said e la colonna sonora dei Pink Floyd.
Iraq
Dall’IRAQ, in anteprima italiana “In the Sands of Babylon” (2013, 92’), ultimo film del talentuoso regista Mohammad Al Daradji, vincitore del “miglior film” al festival di Abu Dhabi, in cui partendo dalla guerra del Golfo del 1991, il regista ripercorre il viaggio di un soldato Iracheno verso casa, e tra realtà e finzione rivisita i momenti intensi del conflitto attraverso le testimonianze inedite e intense di un ex-prigioniero, di un contadino e di un fotografo di guerra.
Kurdistan
Dal KURDISTAN, il bellissimo “Memories on Stone” (2014, 97’), film di chiusura del festival, del regista kurdo Shawkat Amin Korki, anch’esso vincitore del “miglior film” al festival di Abu Dhabi, assaggio struggente della società curda contemporanea, con protagonisti i due amici d‘infanzia Hussein e Alan decisi a girare un film sul genocidio curdo, tra le mille difficoltà del trovare un’attrice protagonista, fino all’incontro con la giovane e determinata Sinor. Come omaggio al cinema curdo Middle East Now propone anche una proiezione speciale di YOL, pluripremiato capolavoro del regista di origine curde Yilmaz Güney, a cui il film “Memories on Stone” rende un chiaro omaggio.
Libano
Dal LIBANO, il lungometraggio “The Valley” di Ghassan Salhab (2014, 135’), nome di punta del cinema d’autore libanese, che ha come protagonista un uomo che a seguito di un incidente stradale perde la memoria, e si ritrova tra personaggi misteriosi nella valle della Bekaa, per un dramma interiore sull’instabilità e complessità del Libano di oggi.
Yemen
Dallo YEMEN un’altra regista donna, Sara Ishaq, che con “The Mulberry House” (2013, 65’) offre un rarissimo sguardo dall’interno di una famiglia Yemenita, dopo i recenti sconvolgimenti della rivoluzione, e al tempo stesso un diario virtuale della regista decisa a tornare nel suo paese e riscoprire le sue radici.
Emirati Arabi
WINDOW ON EAU, la sezione dedicata a scoprire produzioni emergenti e giovani filmmaker dagli Emirati Arabi, paese in rapida evoluzione ma con tradizioni ancora forti e grandi contraddizioni. Cinque cortometraggi che raccontano storie di persone che hanno deciso di andare a vivere negli Emirati Arabi, e di tutto quello che questo “incontro” ha significato per loro. E in più il lungometraggio “Hamama” di Nujoom Alghanem (2010, 63’), il viaggio spirituale della sciamana più famosa del Golfo (Hamama). E in anteprima a Firenze arrivano anche alcuni episodi di “Freej”, la serie televisiva ideata da Mohammed Saeed Harib sulle “nonnine” degli Emirati, che sta avendo un grande successo in tutto il mondo arabo, mai vista prima d’ora in Europa.
Per il cinema dal Nord Africa, il Focus Travel MAROCCO propone una serata speciale con la proiezione del lungometraggio “The Narrow Frame of Midnight” della regista Tala Hadid (2014, 93’), uno dei film marocchini più acclamati dell’ultima stagione, in cui il destino della giovane orfana Aïcha, venduta dai suoi familiari a un piccolo criminale, si incrocia quello di Zacaria, scrittore metà marocchino e metà iracheno, che si è lasciato tutto alle spalle per cercare suo fratello scomparso, per un viaggio on the road che li porterà attraverso il Marocco, Istanbul e le pianure del Kurdistan.
Egitto
Dall’EGITTO, il documentario “Private Revolutions: Young, Female, Egyptians” di un’altra regista donna, Alexandra Scheider (2014, 98’), che racconta il viaggio personale, umano e interiore di quattro donne egiziane, nella loro lotta quotidiana per mantenere fede alle loro speranze nel dopo Rivoluzione.
Algeria
Dall’ALGERIA l’opera prima “10949 Women” (2014, 75’) della giovane documentarista Nassima Guessoum, che presenta un viaggio nella storia e nella vita di un’eroina dimenticata della rivoluzione algerina, una rarissima testimonianza sul ruolo delle donne nella lotta per un’Algeria indipendente.
Libia
Anche la LIBIA entra per la prima volta nel programma di Middle East Now, con la serie di cortometraggi brevi Tripoli Stories, realizzati da giovani filmmakers libici e prodotta dallo Scottish Documentary Institute, per quattro piccoli viaggi nella vita di quattro abitanti di Tripoli, che ci raccontano uno spaccato della Libia di oggi.
Tunisia
Dalla TUNISIA il bellissimo cortometraggio della regista Kaouther Ben Hania, “Peau de Colle” (2014, 23’), presentato al Festival di Cannes, che entra in punta di piedi nella vita di una bambina di cinque anni, che a tutti i costi non vuole andare a scuola.